60 anni di attività in città: Ricordando MOTOR EXPO RACING con Roberto Mervic
Molti sono i ricordi da poter evocare in un arco temporale di 60 anni di attività a Gorizia. Tra i tanti merita una menzione speciale la manifestazione “Motor Expo Racing” anche perchè quest’anno ricorrono 40 anni dalla sua prima edizione. Venne inaugurata infatti nel 1981 grazie alla formidabile intuizione e straordinaria passione di Roberto Mervic a cui la Camera di Commercio diede all’epoca praticamente carta bianca. La nostra azienda ha sempre aderito all’iniziativa che si svolgeva nei capannoni della Fiera in città: ci abbiamo creduto da subito partecipando con grande piacere e proponendoci di anno in anno con allestimenti che anche a distanza di anni risultano tuttora all’avanguardia. Gli stand Komjanc erano di grande originalità ed effetto, mai scontati, volti a incuriosire il pubblico. Motor Expo Racing si rinnovò fino al 1996. La tredicesima edizione fu chiamata 12Bis secondo un rituale scaramantico nel mondo dei motori. Ricordando l’eccellente impegno per il mio settore e sopratutto per Gorizia in senso lato, giorni fa ho contattato Roberto Mervic ed ho il piacere di riportare di seguito la sua diretta testimonianza, frutto di uno scambio “Amarcord” sicuramente emozionante per chi, quegli anni del Motor Expo Racing, li ha vissuti in prima persona. Non nascondo un un pizzico di nostalgia per il grande fermento di allora e la voglia di fare la storia commerciale della nostra città con attività ed eventi di spessore e successo, di richiamo internazionale per un pubblico variegato, di giovani, di professionisti, di imprenditori e di appassionati. “L’obiettivo strategico – dice Mervic- era il supporto ed il rilancio delle attività che ruotavano intorno al mondo dell’automotive. Diede buoni risultati, altrimenti non avrebbe avuto vita così lunga. I mercati di riferimento, considerato il periodo storico, si potevano considerare regionali (ed era molto all’epoca) ma varcavano anche i confini italiani, coinvolgendo anche la vicina Jugoslavia e negli ultimi anni la neo costituita Slovenia“. “Avevamo squadre di allestitori, elettricisti ecc. per coadiuvare gli espositori – continua Mervic-. Per la parte organizzativa mi avvalevo della collaborazione di circa 4 persone fisse nel corso dell’anno che arrivavano fino a 60 addetti durante la manifestazione. La mia personalissima valutazione circa il successo di una manifestazione è data dall’affluenza delle donne. Se ce ne sono in buon numero, significa che la cosa funziona! La crescita in successo di pubblico fu davvero esponenziale: arrivammo ad essere la seconda fiera del settore in ambito nazionale dopo Bologna che era oggettivamente inscalfibile. Non vi nascondo comunque che il suo patron Cazzola ebbe in un’occasione a dirsi molto sorpreso perché, grazie al nostro accordo commerciale con Rete 105, stava sentendo giornalmente alla radio i nostri gingle ed anche perchè Marlboro World Championship Team” era diventanto il nostro principale sponsor. “Ogni evento va calato e contestualizzato nel suo specifico periodo d’appartenenza – sottolinea Mervic-. Oggi il ‘politicamente corretto’ e gli aspetti di ‘green economy’ sono scesi anche in pista e vivono in simbiosi con il Motorsport. All’epoca tutto era diverso e si riassumeva in un’unica parola: Passione, quella con la “P” maiuscola. Ed era passione pura, che puntava solo al risultato, a qualunque costo. Basti pensare ai protagonisti di quegli anni: piloti guasconi o grandi calcolatori, perlopiù playboy da copertina che vestivano i panni di eroi contemporanei, guerrieri entrati nel mito…. ed in effetti lo erano se si tiene conto delle statistiche di incidenti in pista dell’epoca“. “Non solo: gli sponsor di allora non erano bibite energetiche e compagnie telefoniche – racconta Roberto Mervic- ma piuttosto alcolici e sigarette, tutto quello insomma che oggi non potremmo sognarci di reclamizzare o associare all’iconografia sportiva. Parliamo di un periodo in cui i grandi progettisti o i capitani di aziende che hanno fatto la storia del Motorsport erano lì, vivi, e la domenica stavano in pista, al box della propria Scuderia. E’ In questo contesto, spinto solo dallo spirito della passione che a soli 25 anni ho ideato il Motor Expo Racing a Gorizia” con un progetto preciso per la manifestazione che verteva su tre capisaldi: 1.C’era bisogno di presenza qualificante e ben rappresentata di espositori , motivandoli con costi di partecipazione minimi, sull”investimento dell’allestimento dello stand al fine di privilegiare laloro immagine e la presenza collettiva. Con un riscontro entusiasmante. 2.Necessità di arricchire la parte espositiva con veicoli da competizione di livello assoluto. Escogitai di tutto per coinvolgere Scuderie, Case automobilistiche, piloti e quant’altro per riuscire a portare in mostra a Gorizia i loro veicoli a garanzia del successo del Motor Expo. 40 anni fa , poter vedere dal vivo vetture di F1 era una cosa rara, emozionante; non solo ma portarle a Gorizia era veramente un’impresa: basti pensare che in più occasioni qualche Team richiese istruzioni sulla documentazione necessaria per portare le vetture all’estero – come se Gorizia non fosse stata città italiana. Ai giorni nostri può capitare di vedere F1 esposte addirittura nei centri commerciali. Allora non era così! 3.C’era infine la necessità di unire l’esposizione commerciale a manifestazioni sportive spettacolari senza le quali la visita alla Fiera si sarebbe risolta in un lasso di tempo troppo breve e non avrebbe giustificato uno spostamento da una provincia all’altra o come poi avvenne da altre regioni o dalle nazioni limitrofe. Il mio grande entusiasmo coinvolse Enti ed Autorità che in parte anche a proprio rischio acconsentirono lo svolgersi di gare ed esibizioni per il buon fine delle quali avevo riscoperto preghiere ormai dimenticate, nella speranza di non ritrovarci sulle prime pagine dei giornali con qualche incidente!” Dulcis in fundo un meraviglioso aneddoto che risale all’edizione del 1983. “Riguarda l’uomo più famoso al mondo in tema di automobili da corsa, Enzo Ferrari – conclude Mervic-. Per la prima volta mi era stata promessa dal loro responsabile una F1 per la nostra fiera di ottobre! La consacrazione di una credibilità ormai conquistata, almeno così pensavo io. Poi però agli inizi di settembre mi chiamarono da Modena per avvisarmi che a causa della concomitanza della manifestazione goriziana con il Salone automobilistico di Londra, era impossibile garantire la presenza di F1 al nostro Motor Expo! Non volendo però rinunciare
Donne e Motori: non solo cliché.
Chi ha frequentato la leggendaria fiera motoristica di Bologna sa quanto il Motor Show abbia attratto e riunito per decenni migliaia di appassionati dell’automotive, gioventù sportiva, piloti, Vip internazionali e non solo. Di fatto, il Salone bolognese ha soprattutto consacrato il binomio ‘Donne e Motori’ proponendo un tourbillon di affascinanti madrine, testimonial e promoter con seducenti reportage fra i mitici team delle migliori case automobilistiche. ‘Donne e Motori’ é un’equazione entrata nell’immaginario collettivo anche grazie a pellicole cinematografiche di culto: Grace Kelly in “Caccia al Ladro” sfreccia in cabriolet sulle colline monegasche in una delle scene più celebri girate da Hitchcock. Uma Thurman è magnetica sulla Kawasaki ZZ R250 in “Kill Bill” di Tarantino. Anne Hathaway è una formidabile CatWoman sul Batpod motore Honda 750 ne “Il Cavaliere Oscuro”. Potremmo scrivere un saggio intero approfondendo il legame ‘Donne e Motori’ in ogni James Bond Movie che si rispetti: dai tempi della Mercury Cougar XRT verniciata in Candy Apple Red per Diana Rigg, alias Tracy Bond fino alla Land Rover Defender in un’affollatissima Istanbul per Naomie Harris, alias Eve Moneypenny in Skyfall. Se poi guardiamo al mondo artistico il pensiero vola immediatamente alla Regina dell’Art Decó, al famoso auto ritratto di Tamara de Lempicka con guanti in daino e caschetto, sguardo lascivo alla guida di un’elegantissima Bugatti verde smeraldo. Comparve per la prima volta -provocando grande scandalo- in copertina su “Die Dame” in un tempo in cui, fine anni ‘20, le donne erano tutto tranne che indipendenti! La Bugatti in questo caso è sinonimo di ricchezza, esuberanza ma soprattutto di femminilità libera, di bellezza intraprendente: ‘Donne e Motori’ come protesta sociale contro il ruolo asservito che la tradizione imponeva. Insomma, la storia del Motor Show, del cinema e dell’arte ci insegnano che non sempre sia valido l’aforisma: “Donne e Motori, Gioie e Dolori!”